Sostenere l'educazione, sostenere le relazioni| Il Piccolo Principe

Sostenere l’educazione, sostenere le relazioni

L'educazione è molto più che fornire e far assimilare informazioni. L'educazione è un processo delicato e costante che riguarda le relazioni, l'attenzione alla persona, la cura, la possibilità di trasformare sfide in opportunità, riconoscendo che dietro ai problemi esistono bambini o ragazzi dotati come gli altri, che attendono solo di essere riconosciuti, per poter sviluppare autostima e autonomia. 

Per questo ci teniamo a raccontarti la storia di Gabriella, una nostra volontaria che da anni segue un servizio storico della cooperativa, il SEEP (Servizio di sostegno socio-educativo pomeridiano) dedicato ai bambini della scuola primaria e ai ragazzi delle secondaria di primo grado che hanno diversi disagi, da quello sociale legato all'integrazione, a quelli di apprendimento, comportamento e relazione.

Un percorso di autostima e autonomia

Gabriella ha alle spalle una storia di insegnante alle scuole primarie e una grande passione per il lavoro con i bambini che l'ha portata ad occuparsi di minori immigrati già una trentina di anni fa. Oltre le differenze culturali, Gabriella ci tiene a dirci subito una cosa importante: "I bambini sono sempre bambini, che siano stranieri o italiani." 

Negli anni ci sono stati molto cambiamenti, perché all'inizio della sua storia di insegnante non c'era l'attenzione agli alunni con bisogni educativi speciali, che si è sviluppata progressivamente negli anni. Da questo percorso di consapevolezza e dalla collaborazione tra i Servizi Sociali,  la scuola, l'Associazione di volontariato Il Noce e Il Piccolo Principe nasce il SEEP: non un semplice doposcuola dove si va perché mancano figure adulte di riferimento a casa o per avere un sostegno nel fare i compiti, ma un servizio che integra il lavoro scolastico in chiave sociale e relazionale

Mettere assieme diverse professioanlità, instaurare un dialogo costruttivo con le scuole, i servizi sociali e le famiglie, imparare ad ascoltare i bambini e i ragazzi è stato un processo lungo e non privo di criticità, ma come dice Gabriella "un buon prodotto si fa costruendolo insieme".

"Una domanda che ci siamo sempre posti tutti", continua Gabriella "è comprendere  quale futuro di autonomia dare ai bambini, perché è normale che finché sono protetti dal progetto le cose funzionano: emotivamente sono sostenuti e ci sono ricadute positive in termini di rendimento scolastico, ma poi? Il passaggio delicato è quello alle scuole superiori. Il nostro compito allora è fornire loro gli strumenti, non solo tecniche prettamente scolastiche, relative alla lettura, alla scrittura o al fare calcoli, ma delle strategie per poter procedere in autonomia, per acquisire un proprio metodo di studio".

I frutti di questo percorso

L'80% di questi bambini e ragazzi che arrivano al SEEP andrebbe a scuola senza fare i compiti. Non per mancanza di volontà ma perché ci sono condizioni e strutture familiari in cui non riescono oggettivamente a lavorare: per esempio c'è confusione perchè vivono in spazi piccoli o non sono ascoltati perché ci sono tanti fratelli e sorelle. Non è solo una questione di nazionalità, esistono situazioni di disagio sia tra italiani che tra immigrati.

Questa mancanza genera una frustrazione e un aumento del divario con chi invece viene seguito, cosa che nel tempo genera sia allontanamento che aumento delle lacune, disuguaglianze, un crollo e un disagio maggiore. E questo non c'entra nulla con l'intelligenza.

Il fatto di essere seguiti, ascoltati e supportati nel SEEP rappresenta un grande cambiamento. I bambini infatti vengono volentieri, sono sereni, fanno i compiti, si mettono in relazione con coetanei e con adulti, tornano a casa contenti. Qui trovano uno spazio per esprimere e condividere i loro sogni, le novità, le cose belle, ma anche le paure o ciò che li preoccupa. E' un modo che consente loro di alleggerire il carico emotivo.

Ci sono infatti dinamiche familiari che si fa fatica ad immaginare e che la DAD, la didattica a distanza, ha messo in luce: mancanza nella propria casa di uno spazio per studiare, di materiale didattico, anche informatico, estrema riservatezza nel parlare della propria famiglia e soprattutto del contesto di vita quotidiana. 

Oltre allo studio, al SEEP questi bambini trovano uno spazio di accoglienza, di scambio con altri coetanei, di leggerezza durante la merenda, di gioco e condivisione. Uno spazio importante anche per le famiglie che così possono integrarsi nelle dinamiche culturali locali, perché come giustamente sottolinea Gabriella: immaginiamoci di emigrare in un paese africano e doverci integrare, ci vuole tempo e fatica.

Gabriella ci tiene a sottolineare un aspetto positivo degli ultimi anni, che va proprio nel senso di una maggiore integrazione. I bambini si mescolano sempre di più e ne è esempio una bimba africana che è diventata la migliore amica di una coetanea dell'est Europa, una cosa impensabile fino a poco tempo fa, creando un rapporto che sostiene entrambe nel processo di apprendimento, di crescita, di amicizia e di sana integrazione.

Questo esempio dimostra che  le dinamiche relazionali ed emozionali siano estremamente importanti nel percorso di crescita dei bambini e dei ragazzi, perché se positive, li fanno sentire più sicuri di se stessi, li inducono a essere attenti e presenti nel lavoro scolastico. Non solo informazioni e nozioni, ma relazioni, rapporti, fiducia e ascolto nel riconoscimento dei loro diritti

 

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